Review

E shoegaze sia… [30] La fine dell’anno.

E Shoegaze sia ...In Her Eye

Un anno di suoni a dispetto di tutto.

Ancora un paio di settimane e ci lasceremo alle spalle quest’anno strano e incredibile e siamo qui a parlare, come sempre, di musica perché almeno quella non va via, non ce la toglie nessuno.

Un anno di belle scoperte, ottimi dischi e speranze poi, sono sicuro, che qualcosa arriverà.

Qualcosa di prezioso. I miei cinque album del 2020 non in ordine.

I Ringo Deathstarr sono i primi che mi vengono a mente e che cito. Nulla di estremamente innovativo per carità: a chi giova oggi un disco così? Serve davvero qualcosa che pedissequamente riprende pari pari il bello e il buono di 25 anni fa seppur con maestria tecnica e compositiva?

Beh, se devo dirla tutta preferisco pompare il volume sentendo i Ringo Deathstarr che i Radiohead, per dire e comunque sai sempre cosa ti aspetta quando metti sul piatto un album del trio di Austin che non tradisce mai.

Vado a caso e mi vengono a mente i nostri Red Mishima. Album omonimo con valanghe di scura new wave.

I ragazzi hanno piene facoltà artistiche e tecniche e questo è importantissimo e adottano influenze tra le più piacevoli e questo mi conforta.

Confido che, per queste stesse qualità, tenendo conto anche del primo lavoro, sapranno in futuro essere meno derivativi in certe cose e spingere su atmosfere che potrebbero essere ancora più dilatate e malate.

Crystal Forest per esempio, la vedo come ciò che potrebbe essere il loro futuro tenendo a mente il già rimarchevole presente.

I 17 Years Old and Berlin Wall, i miei adorati japanes heroes, hanno dato alle stampe Abstract qualche mese fa e restano sempre tra i miei favoriti in questo momento se parliamo di shoegaze nipponico. Pop con valanghe di distorsioni, piacevoli e mai sopra le righe.

Cosa manca? Ah si giusto ricordare il nuovo singolo dei Clustersun, Desert Daze, uscito pochi giorni fa che anticipa Avalanche, il nuovo album.

Desert Daze è tonante e vorticosa e promette bene perché ormai sappiamo quanta forza hanno i Clustersun.

E per chiudere? Ero un po’ indeciso a dir la verità, ma alla fine scelgo le Spool, quartetto anch’esso nipponico e piacevole novità di questi ultimi mesi. Dream pop assoluto e un po’ claustrofobico, ma intenso: lasciatevi conquistare da Suicide Girl.

E shoegaze sia… di Dario Torre