Review

E shoegaze sia… [34] musica per resistere, musica per sognare.

E Shoegaze sia ...In Her Eye

Tantissime cose questo mese, musica per resistere, musica per sognare e pensare che la bellezza esiste e va avanti nonostante tutto.

Inaspettato anziché no, arriva il nuovo singolo dei Whimsical, progetto che amo da sempre. Il duo statunitese, Krissy Vanderwoude e Neil Burkdoll, proveniente dall’Indiana, ci propongono Gravity, che anticipa il nuovo album e spazia sempre su atmosfere shoegaze, ma stavolta mi ricorda tanto i Belly e alcune sferzate più soniche dei Lush.

Maggiormente presenti sono le chitarre di Neil mentre la voce di Krissy, pur gorgheggiando lieve, si mette al servizio di una melodia energica e a tratti eterea.

In Italia intanto, le cose vanno più che bene. I 7Mondays, di cui ho già scritto in precedenza, danno alle stampe Sent che proprio un EP non è, anche se ci mostra quanto i due ragazzi crotonesi possano starci davvero dentro all’indie rock nostrano. ▶ non è nulla, ma solo 3 secondi di introduzione così come la traccia finale, come se stessimo davvero schiacciando play (e lo facciamo tra l’altro).

What’s Best To Die For è invece una miscela di noise nevrotico e protogaze mai troppo ostentato e gioca su pieni e vuoti di memoria post rock. Tirato e contorto, dove per cinque minuti Isacco e Aessandro sfornano tutte le loro influenze senza freni e in totale libertà.

Tape Rewind è ancora devota al sound di inizio millennio: stop and go, sfuriate chitarristiche e voce alienata. Crowns è più anni Novanta, grazie alla sognante chitarra che non cade mai nel melenso e mostra il lato più dream pop del duo.

Ora, appurate le qualità invero ottime, io me la sarei giocata meglio con un paio di pezzi ancora invece che soli tre brani, ma tant’è.

Chiudo con il botto… e che botto. Loney//Lovely dei You, Nothing. I quattro ragazzi di Verona per me entrano diritti nella top dei migliori lavori del 2021 e un disco siffatto, con pezzi come Reflectie, Sonder, Closer e Identify, riesce a dare un nuovo senso alla parola punk trasfigurandola nel pop più piacevole e nello shoegaze più sognante.

Un disco questo che dà molti punti all’indie italiano e spero, con tutto il cuore, che possa consegnarci una band per il futuro.

E shoegaze sia… di Dario Torre