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|Review| Le particelle degli Heisenberg che puntano alla luna

La band post-hardcore romana torna con “Lunazione”. Con un EP che ricorda i Massimo Volume dei primi dischi, affermano al contempo una strada tutta loro, fatta di carattere, sudore e ritmi che seguono una logica stringente.

Con Lunazione gli Heisenberg hanno dimostrato di essere una band che ha capito molto come funziona la musica contemporanea. Nel giro di una decina di anni sono riusciti ad avere una vera e propria evoluzione passando da un genere musicale sporco e rude ad un post-core più melodico e pulito. Pragmatico.

Ottime le orditure delle due chitarre che tessono la struttura di “Lunazione” con elementi post – rock per l’intera durata del disco anche nei momenti più tesi. Così come il basso non perde mai lucidità né si fa prendere la mano.

Non mancano le sferzate muscolari della batteria in questo EP, ma è certo che la band ci ha messo tutta la voglia di realizzare un prodotto piacevole, laconico e levigato. Senza il caos abrasivo, comunque lodevole, che ha caratterizzato i precedenti lavori (Immaginarie Linee Matematiche Tra Cielo e Terra del 2011 e Caporetto 2014).

Con questo disco gli Heisenberg strizzano l’occhio ai Massimo Volume dei tempi di Stanze e Lungo i Bordi anche se nello spoken word ricordano più le cadenze degli Offlaga Disco Pax, ma senza quella tranquillità monodica della voce di Max Collini. Anzi in questo disco la voce Matteo Cellini fa capire tutta l’urgenza e l’impazienza di comunicare. Un po’ come faceva Federico Fiumani in Anni Luce dei Diaframma.

Riferimenti a parte, non vi aspettate nulla di romantico e piacione in questo disco. Sarebbe un’offesa per questa band che si è fatta le ossa nella scena punk hardcore romana ma, se questo EP è un concept legato alle fasi di congiunzione fra la Luna ed il Sole, gli Heisenberg sono a circa 149.600.000 Km dagli Agnostic Front.

Con cassette e mangianastri riavvolgevi i suoi ricordi. Ma se fossi qui quanto vorrei urlarti, chela morte è un passaggio, non è la fine.

Hai sempre colorato il mondo con la tua creatività, ricordati di non lasciarla mai sbiadire. E non nasconderti dietro un sorriso, non può farti sparire. Eppure tu queste parole adesso so che non le puoi ascoltare. Ti nasconderai nel buio, fino a quando nello specchio ti saprai guardare e di tutti i vestiti ti riuscirai spogliare. Per poterti finalmente trasformare.

 Noi non siamo quello che possediamo, ma ciò che immaginiamo. Noi non siamo, immaginiamo

di Damiano Sabuzi Giuliani