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|Review| Roma Brucia: il libro di Federico Guglielmi sulla musica della Capitale

La scena musicale romana è in continuo fermento. Da sempre.

Certo, parliamo della capitale del nostro Paese, una città di 3 milioni di abitanti dove ogni giorno succedono miliardi di cose. Pochi sanno però come e quanto Roma abbia sviluppato nel tempo una scena musicale propria, che ha finito per incidere fortemente sullo stile, le mode e le sonorità del resto della penisola fino a diventare, oggi, un centro nevralgico.

Il libro di Federico Guglielmi che esce oggi per Goodfellas fotografa il panorama rock (e dintorni) romano passato e presente: oltre duecento artisti trattati, centinaia di recensioni di dischi e concerti, interviste, fotografie.

Si parte dalla scena punk e hardcore di fine anni Settanta, fino ad arrivare al folk/rock in romanesco dei giorni nostri: Guglielmi non tralascia nulla di quello che ha caratterizzato la scena rock musicale, inclusa la musica d’autore di Max Gazzè, Niccolò Fabi, Daniele Silvestri, Tiromancino e Riccardo Sinigallia.

L’autore descrive la genesi della cultura musicale della Capitale a fine anni Settanta: in un periodo in cui i social network erano fantascienza e i grandi festival internazionali erano ancora solo un miraggio, tutte le influenze oltreoceano o oltremanica arrivavano nel nostro Paese con il contagocce.

Ma la musica non conosce confini ed è stato impossibile chiudere la porta a Ramones, Sex Pistols, Adverts, Dead Boys, Heartbreakers, Damned.

I gruppi romani che sognavano uno stile diverso hanno preso e riadattato quello di questi gruppi. Cover ma non solo. C’è chi lo ha fatto proprio e trasformato come gli Elektroshock ai tempi di Asylum (1979). O chi ha segnato una generazione parlando di disagi sociali e generazionali, ribellione, ubriachezza molesta con i Bloody Riot.

Si passa poi alla “galassia new wave”  nel cuore degli anni Ottanta con artisti del calibro dei Fleurs Du Mal.

E si arriva poi gli anni Novanta su cui l’autore premette:

Negli anni ’90, dopo un decennio in cui sul piano dei grandi numeri era stato relegato in secondo piano, il rock ottenne nuovamente notevole risonanza commerciale, grazie a generi come grunge, noise, “corporate punk” e crossover/ nu-metal. In tale ambito, diversamente da altre zone d’Italia, Roma non generò individualità capaci di emergere in modo concreto a livello nazionale, ma produsse comunque realtà valide che non alzarono la testa fuori dalle varie nicchie underground”. Nonostante questo, forse anche per una questione anagrafica dello scrivente, è il periodo storico più interessante, quello che poi ha aperto la strada ai gruppi  rock degli anni duemila, alcuni dei quali portano ancora oggi alto il vessillo del rock n’roll.

Parliamo dei Klaxon e dello storico album del ‘97 100 Celle City Rockers, ma anche del combat rock e dell’impegno politico e sociale della Banda Bassotti che con Figli della stessa rabbia (1992), Bella Ciao (1993) e Avanzo de Cantiere (1995) hanno inciso fortemente sulla cultura antifascista.

Sempre dalla parte dei più deboli e della giustizia sociale in quel periodo storico, la band segnerà il passare del tempo fino ai giorni nostri, fino alla morte di Angelo “Sigaro” Conti lo scorso 11 dicembre: anima, voce e chitarra della Banda.

Negli anni Novanta trova infine spazio anche la musica militante degli Assalti Frontali o delle Radici Nel Cemento.

Insomma potrei stare qui a scrivere per ore raccontandovi di ogni gruppo e di ognuno dei protagonisti di questa romanità.

E arriveremmo a decantare le lodi di gruppi che hanno lasciato un segno indelebile portando la “nostra” musica in giro per il mondo (vedi I Giuda), o caratterizzando l’indie italiano con elementi innovativi (vedere alla voce I Cani) o il folk rock romanesco (Il Muro del Canto). Ma vi annoierete di certo.

Per questo Guglielmi ha impresso tutto in 608 pagine di fotografie, recensioni, interviste e commenti. Prendetelo come un almanacco, una piccola enciclopedia. Sicuramente un libro che dà il giusto spazio alla musica de Roma.

Utile per chi c’era, fondamentale per chi non c’era e vuole capire, ma soprattutto una lettura che consiglierei alla schiera di nuovi artisti che oggi sgomitano per trovare spazio nell’It-Pop.

di Damiano Sabuzi Giuliani